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Sr Gloria Boff

Una vita offerta per l’unità
 
Torres è un comune del Brasile nello Stato del Rio Grande do Sul, parte della regione Metropolitana di Porto Alegre. La città prende nome da tre torri di basalto che disegnano i contorni della spiaggia, dando al mare un profilo caratteristico molto suggestivo. Queste colonne verticali sono alte circa 40 metri e contengono numerose cavità create dall’azione delle onde nel corso degli anni. Sono formazioni rocciose che si innalzano dal mare creando uno scenario di impressionante e aspra bellezza e facendo di Torres una delle spiagge più famose dello Stato di Rio Grande do Sul. L’accesso alla città è facilmente raggiungibile da Porto Alegre, che dista due ore di auto. Torres ha sullo sfondo del suo paesaggio la Serra do Mar, la catena montuosa che unisce armoniosamente mare, montagna, cielo e foresta. Una sorta di piccola sintesi delle bellezze naturali del Brasile.
 
A Torres, nella comunità di Pirataba, il 22 maggio 1945 nasce Gloria, è la sesta e penultima di 7 figli, è la terza femminuccia, che viene accolta con grande gioia. Nel cuore del quartiere sorge la chiesa parrocchiale dedicata alla Madre di Dio, venerata con il titolo di Nostra Signora della Gloria. In questa chiesa la piccola, viene battezzata il 6 giugno successivo e riceve il bel nome della Madre di Dio, Maria della Gloria. Nella stessa chiesa, come era in uso all’epoca, la bimba, 3 anni più tardi, riceverà il sacramento della Cresima, l’8 novembre 1948.
 
Il papà Augusto lavora molto con la canna da zucchero, e la mamma Alzira Da Silva, nonostante i figli piccoli da accudire, lavora la terra e aiuta il marito nel mulino che macina la canna da zucchero. Un lavoro faticoso che mette a rischio la sua salute. Dopo due anni dalla nascita di Gloria, Alzira ha un altro figlio, ma subito dopo si ammala e nonostante le premurose cure del marito, la sua vita lentamente si spegne. Quando la mamma muore, Gloria ha solo 6 anni. Il papà, con tanto lavoro per mantenere la famiglia, si dedica ugualmente ai suoi 7 figli, pregando con loro ed esprimendo verso di loro anche la tenerezza materna. Nei giorni piovosi, alla sera, racconta ai suoi figlioletti tante storie tratte dalla Bibbia che rapiscono e appassionano il loro cuore. Gloria inizia la scuola soltanto a nove anni, perché la sede della scuola è lontana e non tutti i giorni riesce a raggiungerla. Ma la piccola è sveglia e apprende facilmente.
 
A 10 anni, il 3 ottobre 1955, riceve la sua Prima Comunione, e quell’evento segna la sua vita per sempre: “Nel ricevere per la prima volta Gesù, gli manifestai il desiderio di poterlo ricevere ogni giorno, pur sapendo che era per me impossibile, tuttavia chiesi questa grazia”. Il Pastore Gesù veglia sulla piccola Gloria, che quattro anni più tardi, avverte nel suo cuore la chiamata alla vita religiosa. Conosce le Suore Pastorelle che passano da quelle parti e ne rimane affascinata, così il 19 marzo 1960 entra come aspirante in Congregazione. All’inizio è difficile per lei adattarsi ad uno stile di vita molto diverso dalla famiglia, tuttavia la sua gioia è grande perché può ricevere l’Eucaristia tutti i giorni. “Non sempre capivo il senso profondo della vita religiosa, ma tutto per me era così sublime, sentivo forte la presenza di Dio in me”. Gloria va avanti con determinazione ma certamente non le riesce facile comprendere molte cose e il suo carattere fatica ad entrare in uno schema prestabilito. Ma lo Spirito la lavora interiormente e lei si lascia plasmare.
 
Viene ammessa al noviziato il 1 febbraio 1964 e dopo un anno, il 2 febbraio 1965, Gloria può fare la sua prima professione. Non ha ancora compiuto 20 anni, ma è consapevole del grande dono ricevuto, che la rende piena di entusiasmo e di gioia. Inizia il suo apostolato tra i piccoli della scuola materna e tra i giovani nella comunità di Fagundes Varela. Non mancano le prove e le difficoltà. L’anno successivo viene inviata a Bento Gonçalves. Vi rimane quattro anni, sforzandosi di dare la priorità alla sua formazione, e chiedendo, nella preghiera, la grazia che ogni giorno la sua consacrazione si trasformi in un vero atto di amore. Intanto studia e frequenta vari corsi di teologia e di Sacra Scrittura. Consegue il diploma professionale in pedagogia ed educazione.
 
La sua esuberanza non viene sempre capita e quando giunge il tempo della preparazione alla professione perpetua, viene rimandata di un anno. E’ per Gloria un momento di grande prova e sofferenza, perché non è consapevole delle motivazioni che inducono i superiori a rimandare la preparazione, e, forse, le sorelle che vivono con lei non sempre le dicono direttamente i suoi difetti e le cose che non vanno. E’ un momento di verità per la sua vita, che accetta con sofferenza ma anche con il desiderio di migliorarsi. L’anno 1970 diviene così un anno di grazia, vissuto a Caxias do Sul con intensità e in colloquio con la superiora regionale, che l’accoglie e la guida con dolcezza e sapienza. 
 
Arriva finalmente il giorno tanto desiderato: il primo Gennaio 1971, a 26 anni non ancora compiuti, Gloria emette la professione perpetua, con intima e profonda gioia, consapevole che il Signore non chiede nulla al di sopra delle nostre forze ed è capace di trarre un bene più grande anche dalle cose negative. La cura materna della superiora regionale continua per un anno ancora in Caxias e sr Gloria matura spiritualmente la sua apertura alla grazia.
 
Nel 1972 viene mandata in apostolato nella comunità di Porto Alegre, Medianeira, dove può dedicarsi ai piccoli della scuola materna, con i quali si trova molto bene. Data la sua attitudine all’insegnamento, dal 1974 al 1979, si inserisce nella comunità di Jabaquara a S. Paolo, insegnando nella scuola primaria e pre-primaria dell’Istituto Divina Pastora, che in quegli anni sta sviluppandosi rapidamente. Si dedica con grande amore ai bambini e ai ragazzi e per due anni diviene anche direttrice della scuola. Gran parte della sua giornata è dedicata all’insegnamento nella scuola e il resto del tempo agli impegni parrocchiali, in mezzo al popolo di Dio.
 
Quando nel 1980 vengono costituite in Brasile due circoscrizioni regionali, sr Gloria ritorna al Sud e opera nella scuola di Caxias do Sul e di S. Çiro, dedicandosi anche alla pastorale famigliare. Per un anno svolge il compito di segretaria della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) nel nucleo di Caxias. 
 
Nell’apostolato è creativa, organizzata, decisa a raggiungere gli obiettivi proposti, ama la missione pastorale, il suo spirito gioviale le permette di accostarsi alle persone con facilità, e nonostante il suo carattere forte, nasconde nel cuore una grande bontà, che attira. Nel 1983 è nominata superiora della comunità di Canela, dove si trovano le giovani aspiranti alla vita religiosa di Pastorelle, e lei è responsabile della loro formazione. 
 
La sua relazione con il Signore diventa più profonda e più vera: “Devo lasciar spazio a Dio, perché Egli possa agire in me, e molto dipende dallo spazio che gli darò. Sono convinta che senza una vita di preghiera l’apostolato non vale nulla: La causa di tutto deve essere Dio.” Ed è in questo tempo che matura anche l’anelito all’unità e alla comunione nella Congregazione e nella Chiesa: “Si, voglio continuare a essere “una stupida” che trascura le sue cose per essere sollecita verso le altre sorelle. Per difendere la Congregazione preferisco perdere tutto, anche se è necessario soffrire, cercherò sempre la sua unità”. E ancora: “Collaborare con il piano di Dio è stare in costante discernimento: che cosa Dio vuole da me? Questo per me significa essere libera. L’amore è un cammino: comincia nella persona che si apre a Dio, si apre agli altri, si allarga a tutto l’universo e riconduce a Dio”.
 
Il 10 febbraio del 1982, così scrive ancora nelle sue note personali: “Gesù, ho capito che il carisma della Pastorella è collaborare con i sacerdoti nella Chiesa, stando in mezzo al popolo bisognoso, pregando con loro, organizzandolo e preparandolo per essere leader nella tua Chiesa. Ti chiedo una grazia tutta speciale: aiutami a vivere questo carisma sempre, anche se dovessi rimanere per anni in cucina, in lavanderia, oppure ammalata”. 
 
E proprio in questi anni così attivi e fecondi arriva per lei la più grande prova d’amore a Gesù buon Pastore e al suo popolo: all’inizio del 1984 le viene diagnosticato un tumore già in fase avanzata. Il 15 febbraio così scrive: “Gesù buon Pastore, sei tu il dono della mia vita. Sono consapevole di averti detto in un momento di preghiera: che possa fare la tua volontà qualunque essa sia! Ho dentro di me, Signore, la tua vita, sento in me la certezza che non sono sola, perché tu già mi hai redento e salvato. Gesù, dal momento che mi hai fatto capire che cosa significa l’unità, mi sono attivata per fare tutto quello che è necessario per accogliere questa grazia. Credo che per una causa tanto grande è necessario un grande sacrificio. Aiutami, Gesù, a rimanere fedele sino alla fine”.
 
Nel maggio successivo, mentre la malattia progredisce inesorabilmente, annota: “Sr F. mi ha detto di prendere sul serio questa chiamata di Dio all’unità, così come Maria ha preso sul serio l’annuncio dell’Incarnazione. Da quel momento mi sono offerta a Dio perché tale unità si realizzi. Oggi ho percepito che Dio ha accettato la mia offerta. Avendo il cancro e ormai con poco tempo di vita, mi sento tranquilla e certa che il Signore ci darà l’unità, per il bene della Chiesa e di tutto il suo popolo”.
 
Ad agosto del 1984, consapevole che, mentre va morendo in lei la vita vecchia cresce la vita nuova, così scrive: “Con questo cancro mi sento come spezzata da Dio, come il vaso di cui parla Geremia, ma sento anche che sto ritornando nuova. Questo mi fa accettare qualsiasi frantumazione”. 
 
Nonostante le cure la malattia non dà tregua e sr Gloria deve lasciare l’amata comunità di formazione e di apostolato per inserirsi nella comunità di Terceira Légua, dove può essere assistita con assiduità dalle sorelle e dai medici. Nei lunghi anni della sofferenza lo Spirito la lavora interiormente e lei si lascia plasmare rinnovando giorno per giorno il suo abbandono fiducioso nella mani di Dio: “Questo mi dà consolazione, che Gesù può fare di una povera contadina, di una semplice bambina viziata e piena di difetti, una santa, una vera amante sua, che vive in ogni istante il suo mistero di amore trinitario”.
 
La chemioterapia non le permette di alimentarsi, di riposare, ed anche la tentazione l’assale con mille interrogativi e dubbi: “Dio è Dio della vita, il mio accettare la morte non va contro Dio? Mi sento amata dal Padre nel poter soffrire, ma non ho cercato la malattia. La malattia non è il riflesso di non essere in pace con Dio? Il Signore può chiamare anche attraverso la malattia? Sentirsi di peso è discreditare Dio? Non chiedere le cure è non lottare per la vita?”. Oltre alla sofferenza fisica si aggiunge la sofferenza spirituale che la tormenta, ma Gloria ha anche il coraggio di ringraziare il Padre, proprio nel giorno in cui compie 42 anni: “Mi sento felice nell’essere viva, e poter dire ancora una volta: Grazie! Gesù ti offro il mio futuro, sono piena di gratitudine per tutto quello che disponi per me. Mio Dio, grazie per i momenti in cui ho sentito che sei mio Padre! Voglio dirti: sia benvenuto questo nuovo anno di esistenza, so che avrò l’opportunità di crescere nel tuo amore, di soffrire, amare, sorridere, perdonare, scoprire la tua volontà e realizzarla”.
 
A volte si sente di peso e chiede perdono pensando di essere troppo esigente con le sorelle. Ma le sorelle riconoscono che la malattia di sr Gloria è una scuola di vita per tutte, anche per le giovani in formazione: una scuola di solidarietà e di collaborazione con lo Spirito per vivere la comunione e l’unità. A volte chiede perdono per non saper nascondere la sua sofferenza. 
 
Nel gennaio del 1987 partecipa, con molto sforzo su se stessa ma anche con molta determinazione, al “mese di studio sul carisma” a livello di Famiglia Paolina. In quell’occasione rinnova la sua offerta al Signore per chiedere il dono dell’unità e della comunione.
 
La malattia continua a devastare il suo giovane corpo: subisce ancora due interventi chirurgici, prosegue la chemioterapia e perde la voce, i capelli, la sua stessa fisionomia: “Gesù, ho bisogno di accettare e di convivere con questa realtà senza distanziarmi dalle persone e da Te” e ancora: “Dio mi ama ed è per amore che sta preparando per me una vita eterna con Lui”. La sua testimonianza edifica i medici e il personale dell’ospedale Pompeia, dove viene ripetutamente ricoverata per le crisi ricorrenti.
 
E’ una lunga lotta con la malattia e la morte, ma Gloria sa che non sarà sconfitta e compone un inno: “Io non sapevo amare, ho guardato la Croce e ho visto che è offrirsi alla volontà di Dio. Io non sapevo vedere la vita, nella Croce ho visto che essa è il più grande dono del Creatore. Io non sapevo morire, ho guardato la Croce e ho capito che dall’oscurità nasce la luce. Io non sapevo soffrire, ma dalla Croce ho appreso che tutti i fiori, tutti i frutti nascono dalla semente che si lascia gettare nella terra e marcire. Io non sapevo vincere, guardando la Croce ho imparato che la vittoria viene dalla lotta e la gioia nasce dalla vittoria di Cristo”. Sono queste le ultime note scritte sul suo taccuino, probabilmente quando ormai manca poco tempo al dono totale di se stessa al Signore.
 
Infatti il 6 ottobre 1988, mentre si celebra la vigilia del Cinquantesimo anniversario della fondazione della Congregazione, sr Gloria, alle 5.30 del mattino, si consegna all’Amore della Trinità Santa, e si congeda dalle sorelle, dal popolo di Dio con questa testimonianza: “Muoio felice come ho vissuto”.

Sr Giuseppina Alberghina sjbp
 

 


Suore di Gesù buon Pastore – Pastorelle

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