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Racconti di fede: Mauro Ferracchiato e Barbara Casagrande

3 commentario(i) ...

Raccontaci la tua esperienza di fede… 
Racconta, in modo il più possibile personale, la tua esperienza di fede, intesa come relazione con Dio Padre per mezzo del Signore Gesù Cristo, nello Spirito Santo.
 
Mauro Ferracchiato (47 anni) e Barbara Casagrande (42 anni) sono nati e vivono a Roma e sono sposati da oltre 17 anni. Hanno una figlia, Lizette, di 9 anni, adottata in Messico quando aveva 10 mesi. Mauro è un video-maker, specializzato in riprese e montaggi video. Barbara è una dirigente ministeriale, attiva nel sindacato dei dirigenti dello Stato; la famiglia è impegnata nella Parrocchia dei Santi Patroni, con il catechismo ai bambini e l’oratorio, i gruppi famiglia e  il coro parrocchiale (in cui chi canta è Lizette!).
  
 
 
 
 
Come vivi la tua fede nella dimensione dell’interiorità e
nella dimensione comunitaria-ecclesiale? Come la esprimi?
 
Barbara: Lo scorso ottobre, all’inizio dell’anno catechetico con i bambini di terza elementare, nel presentarmi non ho chiesto loro “perché siete qui?” (domanda che ritengo inadeguata a piccoli di 8 anni che non potrebbero che rispondere “perché l’ha scelto mamma/nonna”) ma ho detto loro che sapevo perché erano lì: “Voi siete qui, oggi – ho proclamato con ferma dolcezza – perché io sono così innamorata di Gesù che non posso non raccontarvelo. Ho bisogno di raccontare a tutti, specie ai piccoli, che Gesù è vivo e salva, che cammina con me e con ciascuno di noi. Per questo  fate il catechismo!”.
In questo aneddoto c’è una parte della risposta alla domanda su come esprimo la dimensione comunitaria della Fede: in Parrocchia, partecipando all’Eucarestia e alle attività, come testimone nella catechesi. La dimensione interiore è fatta di preghiera personale quotidiana, letture edificanti (riviste e libri religiosi) ma, soprattutto, Eucarestia. Per completezza, devo dire che mi sento sempre parte della Chiesa di Gesù,  nelle lodi che recito al mattino, nelle decine di rosario che “rumino” sull’autobus o mentre cammino,  quando difendo la Chiesa nelle conversazioni sul lavoro, quando progetto con Mauro come e a chi destinare la “decima” tra i fratelli in difficoltà.
 
Mauro: Per me, la relazione con Dio passa attraverso la nostra famiglia, in primo luogo: contemplare nostra figlia mentre dorme è una vera e propria adorazione, e rendimento di grazie. E la dimensione comunitaria della Fede la vivo sia tramite la condivisione con altre famiglie delle esperienze di vita e di fede, sia tramite il servizio in oratorio, nonché attraverso la documentazione dei momenti forti  della comunità parrocchiale (festa del Santo Patrono, ad esempio) fissando ricordi con foto o video rendendoli memoria e testimonianza per tutti. Certamente sento la nostra casa come una piccola Chiesa, e cerco di vivere nell’amore e nel rispetto di Barbara e Liz: mi aiuta in ciò la preghiera condivisa, recitata ogni volta sulla mensa, e vissuta in pienezza anche se semplice e breve.

Potresti narrare quale é stato il momento decisivo per la tua fede,
in cui hai sperimentato che il Signore é il "tuo" Salvatore?
 
Barbara: Ero una giovane donna, quasi laureata ed ero in ricerca del senso della mia vita. Le tentazioni anche mondane erano molte, a Roma, negli anni ’80, anche per una “tutta casa e Chiesa” come me. Soprattutto, la tentazione del successo, dell’impegno professionale finalizzato al molto  guadagno, per cui certe scelte sarebbero state “perfette”. Ma ero già fidanzata con Mauro, e cambiare città poteva significare la fine della storia. Ho chiesto aiuto al Signore ed ho sentito che l’amore che provavo ( e provo tutt’oggi) per Mauro era voluto da Dio, era il modo con cui il Signore mi chiedeva di amarLo: con Mauro, attraverso Mauro. Stavo pregando, in adorazione eucaristica, e non ho avuto più dubbi: il mio Signore mi chiedeva di darmi come moglie a Mauro, per meglio amare Lui; Dio mi ha chiesto di fidarmi, ed io l’ho fatto.
Mauro: un momento decisivo in cui ho avvertito un richiamo speciale del Signore   fu quando ormai 25 enne, stavo vivendo un inaridimento spirituale, che rischiò di  allontanarmi da Cristo e dalla sua Chiesa. Avevo iniziato a lavorare e avevo già fatto il militare. Don Egidio Motta, allora viceparroco, mi chiamò ad animare un camposcuola parrocchiale per adolescenti, a cui ne seguirono, poi, tanti altri. Fu una vera svolta nella mia fede: da fruitore a testimone. E per testimoniare, devi credere. Capii le parole “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”, impiegai le mie ferie con i ragazzi in montagna, per Dio e con Dio. E crebbe e ne migliorò anche il rapporto con Barbara, rimasta a Roma per gli esami alla Università.

Nei momenti di prova in che modo la fede ti ha aiutato a crescere
nell’affidamento al Padre  e nella condivisione della Pasqua di Cristo? 
 
Barbara: Una prova dolorosa per la nostra famiglia è stata quella della mancata genitorialità naturale: aver scoperto, giovani, di non poter aver figli, mi aveva gettato nello sconforto. Non ho mai perso la fede, ma mi sono sentita molto lontana dalla comunità parrocchiale che ho ritenuto non ci aiutasse a portare questa croce. Ho messo in discussione anche il nostro matrimonio, ritenendo che Mauro non mi avrebbe sposata se avesse saputo prima della mia sterilità. Ho iniziato ad invocare spesso la Madonna, pregandola di aiutarmi: Ella, la Madre per eccellenza, mi ha dato conforto e grazia. L’ho sentita vicina. Ma soprattutto Mauro è stato meraviglioso, vera roccia e forza di salvezza: mi ha incoraggiata, ha inghiottito la sua delusione, mi ha fatto pregare, mi ha espressamente “scelta” di nuovo e durante il Giubileo delle famiglie, nell’ottobre 2000, mi ha proposto l’adozione. Devo a Mauro l’essere madre, che è una dimensione importante del mio essere donna e sposa. Ma resto convinta che Liz sia stata un dono del Signore e di Maria, Sua Madre: l’abbinamento della sua adozione ci è stato comunicato l’11 febbraio 2004 e la data dell’udienza è stata il 13 maggio dello stesso anno. C’è la Madre Celeste dietro la questa maternità, che vigila su di noi.
 
Mauro: Durante il ricovero clinico che Barbara subì, guardando Gesù crocifisso pensai: “Eri inchiodato lì, ed hai vinto la morte. Siamo inchiodati qui: chissà quale vittoria ha pensato per noi?” “Quale Resurrezione da questa croce?” Adorare la croce mi ha dato forza. E la resurrezione è arrivata … in Lizette! 

Quali persone ti hanno trasmesso una valida testimonianza di fede? E come?
 
Insieme: Tante, siamo stati fortunati. Sacerdoti, suore, laici…. Ma nei nostri cuori hanno uno spazio speciale Don Giampaolo Laugero, che arrivò in Parrocchia giovane prete di 25 anni e curò la nostra formazione alla Cresima e del post-cresima, con una ricca comunità adolescenti e giovanile. Coadiuvato egregiamente da Suor Marta Finotelli e da altri, ci hanno insegnato  a pregare e adorare (memorabili le prime adorazioni notturne sul Monte Soratte!),  a camminare sui monti rendendo lode  a Dio, a cantare e riflettere, a servire ed impegnarci per “gratuitamente dare” …. E’ stato efficace perché vivevano tutto insieme a noi, compartecipi della nostra esperienza. Negli anni, dobbiamo molto a Mons. Gianrico Ruzza, che ci ha insegnato la lectio divina, e a farla come coppia, e ci ha aiutato nel discernimento del percorso adottivo. Ma direi che in famiglia sono venuto i primi esempi di fede davvero “metabolizzata”, vissuta, da nonne e mamme, e anche da Cecilia (sorella di Barbara).

Come si nutre la tua fede? Cosa ritieni importante per accrescerla e consolidarla?
 
Insieme: La nutrono l’Eucarestia domenicale, ma anche  momenti di ritiro che ci creiamo come famiglia, soli noi tre, da diversi anni, ormai, in Avvento e in Quaresima, “fuggendo” un paio di giorni sul Monte Verna;  le iniziative parrocchiali di penitenza, le letture edificanti (stampa cattolica) e la preghiera personale e familiare (che potrebbe essere comunque più curata). La nutrono i momenti di festa: il nostro anniversario di Matrimonio, la ricorrenza dell’adozione di Liz, ad esempio,  sono sempre giorni festivi nella nostra famiglia, e quel recuperare il ricordo, gettandolo in Cristo, ci nutre. Sono edificanti anche i pomeriggi e le serate con le suore Missionarie del Catechismo, conosciute in Messico in occasione dell’adozione di Lizette.  Ed educare Liz, parlarle di Gesù, insegnarle le prime preghiere,  leggere con lei la Bibbia dei piccoli…. Tutto questo è edificante. Purtroppo non riusciamo  a partecipare a tante iniziative di approfondimento della Parola di Dio  che propone la Parrocchia, per impegni di lavoro, ma anche queste consoliderebbero la nostra Fede.

Quale Parola del Signore ti accompagna più spesso nel cammino quotidiano della tua fede?
 
Insieme: Senz’altro il Salmo 23 “Il Signore è il mio Pastore”, che scegliemmo anche come salmo responsoriale del nostro matrimonio, ed a cui è legato un aneddoto particolare. Eravamo fidanzati e ad un incontro di catechesi e preghiera per i giovani ci fu fatto pescare da un cestino di vimini un foglietto recante un brano della Bibbia, da meditare personalmente nel silenzio. Dopo mezz’ora, rientrati in cappella, ci fu detto che i foglietti erano uguali a due a due, e che ciascuno avrebbe dovuto trovate l’altro della coppia: noi due – con grande emozione  - ci siamo trovati insieme con questo versetto tra le mani”Felicità e Grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia Vita”.
Anche il Vangelo del nostro matrimonio (GV 17) ci accompagna spesso, specie nella parte “Siete nel mondo ma non del mondo… Rimanete nella Verità”  e anche, sempre di Giovanni, la guarigione del Cieco nato.
 
Barbara: leggo spesso anche le storie delle donne sterili nell’antico testamento … trovo che le parole “ma egli amava Anna, sebbene il Signore ne avesse reso sterile il grembo” (nel I libro di Samuele)  riferite al marito Elkana sono ogni volta un  balsamo per il mio cuore. E penso a Liz quando prego il Salmo 26, “Mio padre e mia madre mi hanno abbandonata, ma il Signore mi ha raccolta”, perché ringrazio Dio di essere la sua mano che raccoglie, di avermi usata come suo strumento.

Di fronte al mondo contemporaneo, qual è il messaggio che la
Chiesa cattolica può donare e come potrebbe migliorare l’annuncio del Vangelo?
 
Insieme: Il messaggio è e deve essere sempre quello di Gesù, che è nel Vangelo. Ma va declinato per il mondo di oggi, per persone ignoranti nella Fede e che navigano in Internet. Ci sembrano necessarie due cose: la prima è la presa di coscienza che la Fede va anche studiata, perché non viviamo più in una società cristiana e diamo per scontato che si sappiano “i fondamenti”, mentre non è così. Secondo noi, la Chiesa non deve aver paura di chiedere una formazione seria, con una catechesi più strutturata (e non solo finalizzata ai sacramenti) a chi è o vuole diventare (o vuole conoscere meglio) il cristianesimo: quando conosci Gesù, te ne innamori, è inevitabile. Ma la catechesi va fatta con serietà e resa obbligatoria: per cominciare, comunque in occasione di sacramenti, come  Battesimo di figli e  Matrimonio, per esempio, si dovrebbero  proporre proposte formative più consistenti, mentre si rimane su un piano “relazionale”, che certo ci deve essere, ma non può essere l’unico.
In secondo luogo, la Chiesa deve usare meglio e di più i mezzi di comunicazione di massa: sono dominati da messaggi contrari all’Amore di Gesù, che avvelenano giorno dopo giorno i nostri cuori. Lì si deve intervenire con forza: ad esempio, in ogni social network ed in ogni blog uno o più cristiani dovrebbero iscriversi, con l’impegno preciso di arginare il relativismo e annunciare Gesù, con intelligenza, coordinati adeguatamente. Diamo voce allo Spirito Santo anche nella Rete!
 

 




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Ir. Jeane

26/10/2012 | 18:57

Parabéns pelo belo belo testemunho de FÉ, UNIÃO E SOLIDARIEDADE, que o BOM PASTOR continue sendo o centro irradiador de paz e amor para vocês.

Kiara Raccuglia

18/10/2012 | 01:23

Gracias por este bello testimono di fe di Barbara e Mauro, lo voy a hacer leer, a Erika y Victor, una pareja que no puede tener hijos y que se ha rebelado conra Dios perdiendo la fe (así se expresa ella)

Antonia Brustolin

15/10/2012 | 14:48

Parabenizo a iniciativa. Parabenizo o casal Mauro e Bárbara! A fé cresce e se fortalece, além de se irradiar, quando partilhada. O mundo de hoje necessita de testemunhas autênticas,que percebem e captam a presença atuante de Deus nesta mudança de época e sabem criar o modo e linguagem adequadas para partilhar a fé e anunciar Jesus Cristo. Louvado seja o Senhor que os escolheu e felizes eles pela resposta qualificada.

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