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Sr Maria Grazia Bicego

Una vita donata sorridendo

A 16 anni ci si innamora e come! Spesso un amore a prima vista, che subito affascina e scalda il cuore. Così è stata la vocazione religiosa di sr Maria Grazia, che ha riconosciuto il volto del Pastore bello in quelle prime Pastorelle che, a Bonavigo (VR), il 13 ottobre del 1951, sono state mandate dal Fondatore ad aprire una comunità apostolica, a servizio del popolo di Dio. Sono quattro giovani suore, piene di vita, che messe tutte insieme non arrivano a cento anni di età, sono state mandate ad animare quella comunità parrocchiale, in un piccolo Centro della bassa veronese, nella sterminata pianura padana veneta.
 
Leonia Maria nasce il 2 marzo 1936, da Michele e Emma Fermani, genitori profondamente cristiani e viene battezzata sei giorni dopo nella chiesa parrocchiale di Bonavigo, dedicata a san Giovanni Battista. In questa chiesa, bella e antica, il 12 maggio del 1942, la piccola riceve anche il sacramento della Cresima e la Prima Comunione. Questa chiesa, antica di oltre 4 secoli, durante la seconda guerra mondiale, fu distrutta dai bombardamenti anglo-americani nella primavera del 1945, pochi giorni prima della liberazione dell’Italia dal dominio nazista. I bombardamenti, che avevano come obiettivo il ponte sull’Adige, al fine di bloccare l’esercito tedesco già in rotta, distrussero tutto il centro di Bonavigo con i luoghi dell’identità collettiva: la chiesa, il municipio, le scuole e molte delle case storiche del paese. La chiesa venne poi ricostruita in altro sito nel 1955. 
 
In quegli anni, mentre in Italia la povertà imperversava, la famiglia di Leonia, proprietaria di qualche appezzamento di terreno, poteva contare su una certa agiatezza, dovuta all’impegno lavorativo del papà e del resto della famiglia. Con il sudore della fronte e con la fede nella Provvidenza la terra garantiva il sostentamento di tutti ed anche la carità generosa verso i più poveri.
 
Leonia entra in Congregazione il 17 ottobre 1952, ad Albano Laziale, quando ancora la casa madre era in via della Stella. E’ ancora adolescente quando varca la soglia della comunità religiosa, ma si nota in lei l’entusiasmo consapevole di chi ha riflettuto bene prima di lasciare la famiglia, il paese, le amicizie. Nella presentazione alla Congregazione il parroco, don Antonio Germani, la descrive “dedita alla pietà, allo studio e già faceva intravvedere che a contatto con le Suore Pastorelle sarebbe finita nel loro Istituto”.
 
Da suorina (si chiamava così una postulante che aveva già ricevuto l’abito), viene inviata in apostolato nella comunità di Lusia (RO) dove si annuncia la fecondità apostolica che l’accompagnerà in tutta la sua breve vita e in tutte le comunità dove sarà chiamata a svolgere la missione pastorale. La superiora della comunità di Lusia così si esprime nella relazione per l’ammissione al noviziato: “Dimostra spirito di sacrificio e buona volontà. Ha una intelligenza aperta e molta ascendenza verso in piccoli dell’asilo. In questo anno di apostolato è stata di buon esempio a tutti e se continuerà così sarà un’ottima suora Pastorella”. 
 
Non ha ancora compiuto 19 anni quando viene ammessa in noviziato e vi entra il 2 settembre del 1955. La maestra di noviziato la descrive con un carattere docile, lieto, un po’ timido. Dice che ha buona volontà nel corrispondere alla formazione, buon spirito, riesce bene nella musica e ha inclinazione per l’apostolato tra la gioventù e i più piccoli. In una parola promette bene e conclude che sarà una buona suora.
 
Il 3 settembre 1956 Leonia emette la sua prima professione e le viene dato il nome di sr Maria Grazia, un nome che esprime bene la grazia che la caratterizza con quel suo sorriso semplice e luminoso, frutto della gioia interiore che la abita. 
 
Subito dopo la professione religiosa viene mandata a far parte della comunità di Villamarzana (RO) dove rimane 4 anni dedicandosi alla scuola materna e alla gente semplice della parrocchia. Il suo stile fresco e delicato suscita la simpatia e l’ammirazione della gente ed anche qualche ragazza del paese, affascinata dal suo esempio, decide di consacrarsi a Dio tra le Pastorelle. Nell’anno scolastico 1960/61 viene richiamata in casa madre, ad Albano, per dedicarsi allo studio e nell’anno successivo consegue il diploma di maestra di scuola materna. Dopo gli studi le viene chiesto di animare come superiora la comunità di Valbona (PD) sino al 1971 e quella di Bevilacqua (VR) sino al 1976. 
 
Nell’autunno di quell’anno si inserisce nella comunità di Verona, nel quartiere di Borgo Milano, dove continua a svolgere il compito di superiora. Nel suo apostolato tra i piccoli della scuola materna e le loro famiglie, viene stimata ed apprezzata da tutti, anche da coloro che non frequentano la parrocchia. Sono gli anni in cui dispiega tutte le sue energie fisiche e spirituali a favore delle persone che le sono affidate, non solo nella scuola materna, ma verso le sorelle della comunità, nel Consiglio pastorale parrocchiale, con l’UNITALSI, i cantori, i giovani, le famiglie. 
 
Ha un bel carattere che rende piacevole la sua compagnia, le sue risate sono contagiose e creano un clima comunitario disteso e sereno. La fonte di questa pace interiore è la sua profonda comunione con il Signore: la sua preghiera è piena di carità e la sua carità è colma di preghiera. 
 
Nel 1981 proprio a Borgo Milano celebra il suo 25° di professione religiosa, con grande partecipazione e gioia della comunità parrocchiale e la testimonianza della sua intima felicità. Dal suo volto sereno e luminoso traspare la gratitudine per la vocazione ricevuta di appartenere a Cristo totalmente. Così passano gli anni di apostolato pieno di zelo pastorale, ma il Pastore Gesù le sta per chiedere una fecondità più grande e più nascosta, quella della malattia e della sofferenza. 
 
E’ nella parrocchia di Borgo Milano, in piena attività, che nella primavera del 1983 si manifesta in lei una forte anemia che le rende difficile mantenere il ritmo consueto. Si decide il ricovero all’ospedale Regina Apostolorum di Albano dove la diagnosi si rivela subito in tutta la sua gravità: leucemia linfatica derivante da aplasia midollare. Sr Maria Grazia, dopo un comprensibile momento di smarrimento, si sintonizza subito con il Signore e si abbandona a Lui fiduciosamente. Desidera guarire e per questo collabora con i sanitari per le necessarie cure. All’inizio il suo fisico reagisce bene, sostenuta da una forte passione apostolica e nella speranza di tornare presto in parrocchia, tra la sua gente. 
 
Nei mesi di ricovero, tra aprile e luglio, riceve molti attestati di affetto e stima da parte delle sorelle di Congregazione e di molti parrocchiani che l’accompagnano con la preghiera e in diversi modi si fanno presenti al suo letto d’ospedale. 
 
Il 23 luglio scrive a tutte le sorelle una lettera piena di riconoscenza e consegna in sintesi il suo percorso spirituale di fronte alla malattia: “Il Signore ci deve bastare, ma anche l’amore e l’affetto delle sorelle è grande balsamo, dà forza e coraggio, almeno così è per me. Teniamoci tutte preparate perché non sappiamo mai cosa vuole il Signore da noi. E’ certo che tutto concorre a nostro maggior bene. Dio è Padre, Dio è bontà infinita e se permetterà qualche prova abbiamo la ferma fiducia che Egli, nel suo grande amore, non ci abbandona mai. Nonostante la prova devo ringraziare il Signore perché mi ha fatto capire molte cose, mi ha fatto sentire la sua presenza e il suo grande amore. Le sue vie sono immense: Egli solo sa da che parte raggiungerci”.
 
Il 28 luglio scrive una bella lettera di ringraziamento anche ai sacerdoti e ai parrocchiani di Verona, nella quale effonde i suoi sentimenti di gratitudine insieme alla speranza di guarire e di tornare presto in parrocchia. Tra l’altro scrive: “Il Signore ha permesso per me questa malattia senz’altro prima di tutto per il bene mio personale, per il bene della Comunità e del mondo intero. Da parte mia faccio in modo che nulla vada perduto ma che tutto sia compiuto nella volontà di Dio. (…) Un grazie sincero che parte dal profondo del cuore. Sto benino ma la malattia è un po’ lunga e richiede serenità, pazienza e tanta forza per continuare. Desidero vedervi tutti e presto a Dio piacendo”.
 
Alle speranze si alternano momenti difficili e sino alla festa dell’Assunzione della Madre di Dio sembra procedere benino. Dopo la festa si registra un improvviso aggravamento del male. Consapevole della situazione e lucida nella sua fede, chiese di ricevere l’unzione dei malati, che desidera celebrare con le sorelle, perché diceva: “Tutti i sacramenti devono essere celebrati come una festa, un incontro con Cristo buon Pastore”. A Madre Celina confida che offre la sua sofferenza per la Chiesa, per la Famiglia Paolina, per le vocazioni, per i suoi bambini. 
 
Viene assistita spiritualmente da don Paolo Vechoor, consigliere generale della Società san Paolo, e nell’accompagnarla constata il grande cammino spirituale compiuto in poco tempo: “A 47 anni, di cui 31 vissuti al servizio del Signore nella vita religiosa, sr Maria Grazia è arrivata ad un grado di maturità tale da poter accogliere l’invito di Gesù: «Venite benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno che ho preparato per voi». (…) Nel mio contatto con lei posso testimoniare la sua apertura alla grazia, il suo desiderio di ascoltare, accogliere e vivere la Parola di Dio. Era il suo cibo quotidiano da cui traeva la fede e la serenità con cui accettava la sofferenza e la offriva come contributo apostolico alla sua Congregazione, alla Chiesa e alla società intera. Era così serena che anche nell’estrema agonia poteva vedere la mano del Signore nella sua vita e accettare la sofferenza e la morte come un dono che veniva dal Padre”.
 
Poco dopo la mezzanotte alle ore 0.30 del 25 agosto sr Maria Grazia è pronta ad entrare alle nozze con lo Sposo, Cristo Signore, da lei amato e seguito come il buon Pastore. Si consegna a Lui quasi abbozzando un sorriso, delicato, luminoso, sereno. 
 
Don Guerrino Modena, memorabile parroco della parrocchia Maria Immacolata di Borgo Milano, facendo riferimento al suo compito di superiora della comunità, così la ricorda nell’omelia delle esequie celebrate al paese natale di sr Maria Grazia: “Era una suora che aveva veramente compreso l’insegnamento del Concilio «l’autorità è servizio» e a questo servizio attendeva con tutta umiltà. (…) Con la sua vita ci dice che per essere veri cristiani e aderire al grande progetto di Dio, bisogna donarsi. Il mondo ha bisogno di persone che sappiano illuminare, riscaldare, animare e sr M. Grazia è veramente un nobile esempio”.

Sr Giuseppina Alberghina, sjbp

 


Suore di Gesù buon Pastore – Pastorelle

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