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Sr Rosa Cummaudo

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L’offerta della sofferenza come carità pastorale

Licodia Eubea è un dolce paesino di poco più di 3.000 abitanti nell’entroterra sud orientale della Sicilia, in provincia di Catania e diocesi di Caltagirone. E’ adagiato su due colline e una valle, a 635 metri di altezza sul livello del mare. La prima collina culmina con il Castello medievale e l’altra con quella del Calvario. Tra i due colli si trova il quartiere Carmine con l’omonima chiesa, che si può considerare il centro storico. L’antico nucleo abitativo ha una origine ellenistica, dovuta ad alcuni esploratori del territorio che provenivano dall’isola di Eubea, in Grecia. Durante la dominazione saracena in Sicilia, il
 
Monte di Licodia divenne un presidio militare di strategica importanza, provvisto di fortificazione, trasformato poi, in epoca normanna, nel Castello di Licodia, la cui esistenza è storicamente attestata a partire dal 1272. Nel medioevo Licodia venne anche denominata la Piccola Palermo, come ricordano gli anziani del luogo e molti libri di storia locale, per l’abbondanza di nobili nel suo territorio e quindi per la sua potenza commerciale e politica. Conobbe altre dominazioni sino all’autonomia ottenuta nel 1844. Nei primi decenni del secolo scorso Licodia conobbe una forte emigrazione, oggi la sua economia si basa sulla produzione di cereali e di uva da tavola.
 
In particolare Licodia, dalla seconda metà del Novecento, ha avuto una vivace e creativa comunità cristiana, guidata da buoni parroci, che hanno sempre curato la formazione spirituale dei suoi membri e di conseguenza hanno sapientemente accompagnato nel cammino di fede le diverse vocazioni ecclesiali. 
 
In questa terra ospitale e affascinante, il 6 settembre 1947 nasce Rosa, ultima di tre sorelle e tre fratelli. Il papà Santo e la mamma Carmela Dell’Università, trasmettono ai figli la generosa dedizione al lavoro e la loro profonda esperienza di fede. La mamma, con la sua bella voce, partecipa al coro parrocchiale, e si trascina dietro i figli che apprendono sin da piccoli a lodare il Signore con il canto. La piccola Rosa viene battezzata il 5 ottobre, nella parrocchia di S. Lucia, ma tutta la famiglia frequenta la parrocchia di Santa Margherita, la cui chiesa madre, in stile barocco, è dedicata appunto alla vergine e martire, originaria di Antiochia di Pisidia e patrona della città.
 
La piccola Rosa cresce all’ombra del campanile, e dalla parrocchia, oltre che dalla famiglia, riceve una valida formazione cristiana. A 6 anni riceve la Prima Comunione e la Cresima dalle mani del Vescovo mons. Nunzio Capizzi. Di carattere aperto, gioviale, dotata di una intelligenza intuitiva, Rosa riesce bene negli studi che compie sino alla scuola dell’obbligo. Sin da adolescente si impegna in parrocchia come catechista, canta nel coro che anima le liturgie festive, si presta volentieri per le diverse attività pastorali specialmente nel gruppo giovanile e lo fa sempre con un entusiasmo contagioso.
 
Il parroco della sua giovinezza, don Enzo Guarino, racconta che dovendosi recare a Caltagirone, per celebrare l’Eucaristia nella parrocchia di S. Anna, invitò Rosa ad accompagnarlo. In quella parrocchia era presente sin dal 1967 una comunità di Suore Pastorelle composta da sr Timotea Borchia, sr Liliana Fava e sr Pacis Sorrentino. Alla vista di quelle suore, Rosa rimane come folgorata e dice subito a don Enzo: “Io voglio essere come quelle suore”. E da quel momento comincia a frequentarle assiduamente, gustando la bellezza del loro carisma pastorale, mentre nel cuore avverte la seduzione, sempre più insistente, del Bel Pastore Gesù. 
 
Così decide di seguirlo più da vicino e, il 24 settembre 1974, entra in Congregazione ed inizia il cammino formativo con un gruppo di altre giovani postulanti. Il 3 settembre del 1976 viene ammessa al noviziato, che vive con intima adesione e mostrando grande maturità. Nel gruppo delle cinque novizie è la più grande di età e a lei si rivolgono le connovizie per avere il suo giudizioso parere su molte cose.
 
I due anni di noviziato trascorrono per lei velocemente e intensamente: assorbe come una spugna il carisma e la spiritualità delle Pastorelle e il suo cuore si va conformando sempre più a quello di Gesù Buon Pastore. E’ consapevole dei suoi limiti ma anche dei doni che il Signore le ha fatto e fiduciosa nell’amore di Dio che mai viene meno, chiede di essere ammessa alla prima professione, che emette ad Albano Laziale il 3 settembre 1978. E’ felice e piena di gratitudine per il dono della consacrazione tra le Suore Pastorelle e subito si dispone a vivere gli anni dello Juniorato con maturità e apertura allo Spirito.
 
Subito dopo la prima professione viene inviata alla comunità apostolica di Albiano, nel Trentino, dove si dedica, anima e corpo, alla pastorale giovanile. Il fuoco del grande vulcano della Sicilia, l’Etna, che in lei arde, ben si compone con le nevi perenni delle Dolomiti e ai giovani di Albiano trasmette l’entusiasmo per il Vangelo, li coinvolge con il canto, li avvolge con tutto l‘amore di cui è capace perché possano conoscere il Signore Gesù e vivere il Battesimo con consapevolezza e gioia. Sa suonare molto bene la chitarra e con la sua bella voce esegue canti liturgici e giovanili che incantano i suoi giovani interlocutori. La chitarra diviene sua compagna di cammino e di apostolato.
 
Trascorre ad Albiano quasi tutto il tempo della professione temporanea e nel settembre del 1982 le viene chiesto di inserirsi nella comunità della città di Rho (MI), in origine un grosso quartiere alla periferia di Milano che si è enormemente sviluppato a livello industriale ed è cresciuto anche per la forte immigrazione di famiglie del Sud Italia, in cerca di lavoro. La parrocchia in cui opera la comunità di Pastorelle è dedicata all’Apostolo Paolo, e al tempo di sr Rosa, gli abitanti hanno un’età media molto bassa e perciò piena di fanciulli e giovani.
 
Anche qui sr Rosa si dedica ai giovani con la passione di sempre ed è a Rho che si prepara per il suo “Si” definitivo al buon Pastore con la Professione perpetua. E’ molto interessante la verifica del suo cammino e la domanda che rivolge alla superiora generale per essere ammessa alla preparazione della Professione perpetua. Così scrive il 25 aprile 1984: “In congregazione ho avvertito il “senso” di Dio, dell’assoluto di Dio, e non c’è nulla al di fuori di Dio che possa reggere il paragone con Lui, che possa “entrare” nel mio cuore in competizione con Lui, perché Lui è proprio il senso di tutta quanta la mia vita e di ciò che sono” e continua con il tono di una professione di fede". Poi dice: “Da qui sto scoprendo il senso della preghiera come costante atteggiamento di attenzione a Dio, di ascolto di Lui che mi parla attraverso la natura, la sua Parola rivelata, gli avvenimenti di ogni giorno”. E ancora: “Desidero rispondere alla sua chiamata, una “risposta” che è anzitutto ammirazione, stupore, contemplazione di ciò che è e di ciò che ha fatto e continua a fare ogni giorno per me. Una risposta di adorazione e di rendimento di grazie, disponibilità piena al suo volere, intercessione e supplica, implorazione di misericordia per me e per il popolo di Dio (…) Nonostante le mie povertà, i miei limiti e peccati, sento dentro di me un grande desiderio di Dio”.
 
Il 5 agosto del 1984 sr Rosa celebra la professione perpetua nella sua parrocchia di Licodia, con profonda ed intima gioia, al cospetto del popolo di Dio accorso numeroso, e di fronte al Vescovo Mons. Carmelo Canzonieri, vescovo di Caltagirone, emette i voti definitivi di povertà, castità e obbedienza, secondo la Regola di Vita delle Suore di Gesù buon Pastore.
 
Dopo la professione perpetua ritorna a Rho sempre più desiderosa di dedicarsi ai giovani, a cui offre la testimonianza di una vita totalmente dedita a Dio e al suo popolo. E’ una Pastorella felice, si sente realizzata, ha un alto senso della vita comunitaria, che ritiene la prima forma di apostolato. 
 
Ma il tempo più fecondo della sua missione si va profilando all’orizzonte: sarà quello della malattia. Il Si pronunciato solennemente durante la Professione perpetua diventa ora un Si sempre più impegnativo. Infatti già verso la fine del 1983 ha avvertito i primi sintomi del male che si svilupperà aggressivo, nonostante un intervento chirurgico all’addome, che si spera risolutivo, o che almeno possa circoscrivere il male. Dopo l’intervento si riprende abbastanza bene, tanto da poter condurre a termine la preparazione e la celebrazione della sua professione perpetua. 
 
Tornata a Rho dopo la professione, ben presto ci si rende conto che il male avanza a causa di ripetuti blocchi intestinali, e nel mese di dicembre si richiede un secondo intervento chirurgico. Sr Rosa continua a star male, il tumore progredisce inesorabilmente e la rende sempre più debole. I medici consigliano un ritorno nella sua terra natìa, in Sicilia, sperando che il clima possa aiutarla a star meglio, e infatti in un primo tempo sembra migliorare. I familiari la circondano di attenzioni e di cure, ma la malattia si rivela ribelle ad ogni rimedio e ben presto la situazione si aggrava. Le sorelle di Rho si alternano al suo capezzale viaggiando continuamente da Milano alla Sicilia con grande affetto e generosità. 
 
Sr Rosa con tenacia si sottopone alle cure, ama la vita e la sua missione, tuttavia lucidamente comprende che il tempo che le è donato ha una sua fecondità misteriosa legata proprio all’accettazione della sofferenza come espressione della carità pastorale. Così infatti si esprime: “Sento di essere Pastorella anche in questo letto e mi sento in forte sintonia con le sorelle di Rho che operano attivamente. Con l’offerta della mia sofferenza voglio rendere più completa la loro azione pastorale”. Nella sua preghiera così dice a Gesù: “Signore, sei tu il mio Pastore, ti dono la mia vita e tu aiutami a fare la tua volontà sempre, anche quando sono debole…Offro questa mia sofferenza e la mia vita per la Chiesa, i Sacerdoti, la Congregazione e soprattutto per le vocazioni”.
 
Don Enzo Guarino l’accompagna spiritualmente nell’accoglienza della malattia ed egli stesso trae vantaggio spirituale dalla testimonianza di sr Rosa. Anche il Vescovo, mons. Vittorio Mondello, la visita spesso e nell’ultimo incontro le annuncia che le sue preghiere sono state esaudite: infatti il 20 settembre del 1985 il Seminario diocesano si riapre dopo molti anni e riprende ad accogliere i giovani che si preparano al presbiterato. Dieci giorni prima però sr Rosa si congeda da questo mondo: ha già compiuto la sua missione pastorale offrendo la vita per la Chiesa e per le vocazioni, e vedrà dal cielo il rifiorire del seminario. Il Buon Pastore viene a prenderla il 10 settembre 1985.
 
Nell’omelia durante la celebrazione delle esequie il Vescovo così si esprime: “Nella sua missione di Pastorella, sr Rosa ha camminato sulle orme di Gesù buon Pastore che dona la vita per le sue pecorelle e ora ha compiuto la sua missione offrendo la vita. Si è donata interamente al Signore, collaborando con Lui, accettando la sua croce, portandola in questi ultimi 18 mesi di grande sofferenza in comunione con Lui, per la salvezza di tanti fratelli”.
 
Sr Rosa ha sofferto molto ma ha avuto la grazia di fare della sua sofferenza un’opportunità per vivere sino in fondo la sua missione pastorale, per unirsi più strettamente a Cristo Pastore e alla sua Chiesa, da vera suora Pastorella.

Sr Giuseppina Alberghina sjbp

 




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Elisa Palmieri

30/06/2015 | 23:07

Grazie per questa biografia,che racchiude l'essere puro di mia Zia. Io non la ricordo perché ero troppo piccola, ma in fondo è come se l'avessi conosciuta.. il sentir parlare di lei, le foto ed i racconti di chi le è stata vicino sono stati impressi nella mia mente.Nuovamente grazie perché con questo scritto mia Zia Rosa rivive in tutte quelle persone che cercano Dio!

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